Cambio di destinazione d’uso a Roma: costo, SCIA, Permesso, requisiti e rendita catastale

Il cambio di destinazione d’uso a Roma è uno degli interventi edilizi più richiesti dagli ultimi anni. L’obiettivo è semplice: rendere un immobile più adatto alle esigenze del mercato e farlo fruttare. Molti proprietari hanno locali commerciali vuoti, magazzini inutilizzati o uffici ormai obsoleti che potrebbero diventare abitazioni o strutture ricettive ad alto rendimento.
Roma è una città complessa dal punto di vista urbanistico: vincoli, standard edilizi, regolamenti specifici per zone e Municipi. Per questo è fondamentale conoscere regole, costi, tempi e rischi prima di iniziare.
Questa guida completa contiene tutto ciò che serve per prendere una decisione consapevole, evitando errori, sanzioni e perdita di tempo.
Cos’è il cambio di destinazione d’uso
La destinazione d’uso indica la funzione urbanistica autorizzata per un immobile: abitazione, negozio, ufficio, magazzino, laboratorio, ricettivo.
I gruppi funzionali più comuni a Roma sono:
Residenziale
Commerciale
Direzionale (uffici)
Turistico-ricettivo
Artigianale
Deposito/magazzino
Ogni gruppo ha standard e regole specifiche.
Quando si passa da un uso a un altro, variano i carichi urbanistici e quindi la trasformazione incide sull’assetto della città.
Quando è rilevante
Il cambio è urbanisticamente rilevante quando avviene:
da C/1 a A/2 (negozio → abitazione)
da C/2 a A/2 (magazzino → abitazione)
da A/10 a A/2 (ufficio → residenziale)
da deposito a commerciale
da abitazione a turistico-ricettivo strutturato
In questi casi serve sempre una pratica edilizia.
Senza titolo abilitativo, si configura abuso edilizio.
Leggi l’approfondimento sul cambio di destinazione d’uso da magazzino ad abitazione
Differenza tra destinazione urbanistica e catastale
Due concetti che non coincidono:
la destinazione urbanistica è quella autorizzata dal Comune
la destinazione catastale è quella registrata al Catasto
Devono essere allineate al termine della pratica.
Un immobile può risultare catastalmente abitazione, ma urbanisticamente essere ancora un magazzino: in questo caso non è regolare.
Vuoi approfondire l’argomento, puoi leggere il nostro articolo sulla differenza tra destinazione d’uso urbanistica e destinazione catastale.
Quando serve SCIA, quando Permesso di Costruire e quando serve la CILA
A Roma i procedimenti abilitativi dipendono dal tipo di intervento.
| Situazione operativa | Titolo edilizio richiesto | Note Tecniche |
|---|---|---|
| Cambio tra categorie funzionali senza opere strutturali | SCIA alternativa al PdC | Oneri concessori quasi sempre |
| Cambio d’uso con opere strutturali o modifiche facciate | Permesso di Costruire | Iter più complesso e lungo |
| Immobile vincolato (storico/paesaggistico) | PdC + pareri Sovrintendenza | Possibili limitazioni |
| Cambio all’interno della stessa categoria d’uso | CILA semplice | Solo se non varia la funzione |
A Roma, il cambio verso il residenziale comporta quasi sempre oneri, anche senza lavori.
Quanto costa il cambio di destinazione d’uso a Roma
Domanda molto cercata online: quanto costa?
La verità è che non esiste un prezzo unico.
I costi dipendono da:
zona e Municipio di Roma
stato urbanistico e catastale
standard da soddisfare (parcheggi, agibilità)
presenza di vincoli
dimensioni e opere necessarie
calcolo oneri del Comune
Volendo dare delle indicazioni, possiamo dire che il costo per una SCIA di cambio di destinazione d’uso a Roma non è fisso, perché dipende dal tipo di immobile, dalla zona urbanistica (Municipio) e dalla categoria catastale di partenza e di arrivo. In linea generale, una pratica completa parte da circa 1.200,00 euro, inclusa la variazione catastale, ma il prezzo può aumentare in funzione della complessità e degli adempimenti necessari.
È fondamentale chiarire che ogni immobile fa storia a sé: prima di definire un preventivo preciso è indispensabile una verifica tecnica preliminare. La SCIA può variare anche in base agli oneri dovuti al Comune e ad eventuali interventi edilizi richiesti per ottenere l’agibilità.
A quali destinazioni d’uso è applicabile
Il cambio può avvenire tra diversi gruppi funzionali riconosciuti a Roma, tra cui:
Residenziale (abitazioni)
Commerciale e Direzionale (negozi, uffici)
Turistico-ricettivo (case vacanze, B&B strutturati)
Artigianale e Industriale (laboratori e attività produttive)
Se il passaggio avviene tra gruppi con carichi urbanistici differenti, oltre alla SCIA sarà necessario pagare gli oneri concessori e verificare gli standard minimi richiesti.
Leggi anche i requisiti per il cambio di destinazione d’uso da commerciale a residenziale
Range realistici a Roma
| Tipo di cambio | Costo medio complessivo | Dettagli pratici |
|---|---|---|
| Ufficio A/10 → Abitazione A/2 | 150 – 350 €/m² | Tra i più semplici |
| Negozi C/1 → Abitazione A/2 | 300 – 650 €/m² | Monetizzazione parcheggi frequente |
| Magazzino C/2 → Abitazione A/2 | 250 – 550 €/m² | Verifiche igienico-sanitarie stringenti |
| Immobili vincolati | +30–60% | Tempi e risorse superiori |
Le voci di costo principali sono:
Oneri concessori e costo di costruzione
Monetizzazione parcheggi
Progettazione e pratiche edilizie
Adeguamento impianti e requisiti sanitari
Aggiornamento catastale
Conclusione operativa:
Stima oneri prima di tutto → evita brutte sorprese.
Requisiti igienico-sanitari e agibilità
Per diventare residenziale, l’immobile deve rispettare:
altezza minima interna: 2,70 m (2,40 m bagni/corridoi)
rapporto aero-illuminante: minimo 1/8
corretta ventilazione naturale
assenza di umidità, muffe, infiltrazioni
isolamento acustico adeguato
rispetto norme impiantistiche
conformità strutturale
Normativa tecnica:
DM 1444/1968
DM Sanità 5/7/1975
Se un locale è buio, umido o interrato → difficile che diventi abitazione.
Agibilità: obbligatoria a fine lavori
Senza agibilità non puoi:
vendere facilmente
ottenere mutui
affittare regolarmente
È il documento che completa la trasformazione.
Cambio di destinazione d’uso Roma, variazione catastale e rendita: cosa cambia dopo i lavori
Una volta conclusi i lavori previsti nella SCIA o nel Permesso di Costruire, il cambio di destinazione d’uso deve essere completato con la variazione catastale presso l’Agenzia delle Entrate. È un adempimento obbligatorio perché la trasformazione comporta una modifica della categoria catastale e della rendita.
La variazione catastale serve ad aggiornare:
la categoria catastale (ad esempio da C/1 a A/2 o da A/10 a A/2)
la rendita catastale, da cui derivano le tasse sugli immobili (IMU, etc.)
la regolarità fiscale e amministrativa dell’immobile
Senza questa comunicazione il cambio d’uso non è completato e l’immobile risulta irregolare dal punto di vista catastale, con il rischio di sanzioni e difficoltà nella vendita o nei rapporti con le banche.
Perché la rendita catastale può cambiare molto
Il passaggio ad una nuova destinazione comporta quasi sempre un aggiornamento della rendita, che può aumentare o diminuire in base al tipo di immobile e alla nuova categoria.
Esempio concreto a Roma:
da abitazione (A/2) a ufficio (A/10)
→ la rendita aumenta sensibilmente
→ maggiori imposte da pagare
Al contrario, trasformando un ufficio in abitazione si può ottenere una riduzione della rendita e un conseguente risparmio fiscale annuale.
Normativa e aggiornamenti Lazio
La Regione Lazio ha introdotto snellimenti per alcuni cambi d’uso, ma non esistono automatismi.
Ogni intervento deve essere:
compatibile con il Piano Regolatore Generale
conforme agli standard edilizi
rispettoso dei vincoli
Per questo la fattibilità tecnica preliminare è l’unico strumento affidabile.
Novità su edilizia e urbanistica con la legge 12 Lazio del 205, recupero sottotetti, cambi d’uso seminterrati, aumenti di volumetria.
Casi pratici a Roma: esempi reali
a) Cambio C/1 → A/2 (negozio in abitazione)
Contesto diffuso: quartieri semicentrali pieni di locali sfitti.
Vantaggi:
aumento valore e reddito
operazione richiesta dal mercato
Criticità da risolvere:
privacy vetrine su strada
monetizzazione parcheggi
b) Cambio C/2 → A/2 (magazzino in abitazione)
Operazione che attira molti proprietari.
Condizioni da verificare bene:
luce e aerazione naturale
altezza regolare
niente ambienti totalmente interrati
Se mancano i requisiti → impossibile trasformare.
c) Cambio A/10 → A/2 (ufficio in abitazione)
Tra i più facili e redditizi.
lavori ridotti
buone probabilità di approvazione
d) Cambio verso turistico-ricettivo
Richiede:
norme igieniche più severe
requisiti per accessibilità
verifiche antincendio
Vincoli, Centro Storico e Soprintendenza
Nel Centro Storico (zona A del PRG) e sugli immobili vincolati:
le modifiche esterne sono spesso vietate
servono autorizzazioni aggiuntive
i tempi si allungano notevolmente
Se l’intervento incide sui caratteri architettonici → diniego probabile.
Una consulenza specializzata è obbligatoria.
Oneri concessori a Roma: come si calcolano e perché cambiano da un Municipio all’altro
Il cambio di destinazione d’uso a Roma può comportare il pagamento degli oneri concessori, che comprendono:
Oneri di urbanizzazione
Costo di costruzione
Monetizzazione dei parcheggi (quando mancano gli standard)
Questi importi non sono uguali per tutta la città, ma derivano da una valutazione urbanistica specifica del Comune di Roma.
Il motivo è semplice: non tutti i quartieri hanno lo stesso carico urbanistico.
Un immobile trasformato in residenziale nel Municipio I (Centro Storico) impatta in modo diverso sulla città rispetto a uno nel Municipio XIII (Aurelia, zone più recenti).
I fattori che determinano l’importo degli oneri
Zona urbanistica (A, B, C, D…)
Le zone A (Centro Storico) hanno oneri più alti
Le zone di espansione hanno costi minori
Le tabelle comunali classificano le aree in base:
qualità del tessuto urbano
servizi pubblici disponibili
densità abitativa
Aumento del carico urbanistico
Se la nuova destinazione richiede più servizi pubblici (scuole, viabilità, parcheggi):
→ oneri più altiParcheggi e standard urbanistici
Se non è possibile ricavare parcheggi proporzionali alla nuova destinazione:
→ va pagata la monetizzazione al ComuneSuperficie dell’immobile
La base di calcolo è al metro quadro
(la variazione totale dipende quindi dalla dimensione)Categoria urbanistica in ingresso e in uscita
Alcuni cambi sono più impattanti (es. magazzino → abitazione)
Quanto possono variare gli oneri a Roma
Per darti un’idea realistica:
Centro storico / zone pregiate
→ oneri elevatiPeriferia consolidata
→ oneri mediZone con più spazi disponibili
→ oneri più bassi
È per questo che non ha senso dare un costo generico:
due immobili uguali per metratura possono avere oneri completamente diversi solo cambiando Municipio.
Quando sono dovuti gli oneri
Gli oneri scattano quasi sempre quando:
si passa da categoria non residenziale → residenziale
aumenta la richiesta di servizi pubblici
si cambia zona funzionale del PRG
Se invece non cambia il carico urbanistico
(es. ufficio → ufficio con opere interne)
→ oneri assenti o minimi
Procedura operativa: come funziona passo dopo passo
Verifica urbanistica: stato legittimo
Analisi tecnica: requisiti igienico-sanitari
Stima costi e oneri
Progetto edilizio
Presentazione CILA, SCIA o Permesso di Costruire
Esecuzione lavori (se previsti)
Agibilità
Aggiornamento catastale
Tempi medi a Roma: da 60 a 180 giorni
Vincoli o carenze → tempi maggiori
Abusi edilizi: cosa rischi se fai senza titolo
Purtroppo il cambio d’uso abusivo è uno degli errori più diffusi.
Rischi concreti:
multa salata
ordine di ripristino
blocco della vendita / mutuo
impossibilità di affittare legalmente
possibile contenzioso giudiziario
La sanatoria non è sempre possibile:
se l’uso non era ammissibile → abuso insanabile
Regola semplice:
prima la pratica, poi i lavori
Quanto aumenta il valore dell’immobile
Il cambio d’uso aumenta la redditività e la commerciabilità.
Incrementi applicabili a Roma:
negozio sfitto → abitazione: +30% / +60%
magazzino → abitazione: +50% / +100%
ufficio → residenziale: +20% / +40%
Molta della redditività deriva da:
canone di locazione più alto
maggiore domanda nel mercato residenziale
È una leveraggio immobiliare molto efficace.
Tipologie di cambio di destinazione d’uso a Roma e differenze tra CdU1, CdU2 e CdU3
A Roma il cambio di destinazione d’uso non è sempre uguale. La normativa distingue tre tipologie principali, in base al tipo di intervento, al carico urbanistico e alla variazione delle funzioni d’uso. La corretta classificazione incide direttamente sul titolo edilizio necessario e sui costi del procedimento.
CdU 1 – Cambio di destinazione d’uso senza opere edilizie (o con opere leggere)
È il caso degli immobili già adibiti ad attività d’impresa che cambiano funzione senza ristrutturazioni edilizie rilevanti, a condizione che:
siano conformi alle previsioni del PRG di Roma Capitale
rispettino integralmente i requisiti igienico-sanitari
In questi casi:
non si applica il Permesso di Costruire
è sufficiente comunicazione al Comune (attività edilizia libera con obbligo di conformità)
se la nuova destinazione comporta maggiore carico urbanistico, sono dovuti oneri a conguaglio
È il caso meno oneroso dal punto di vista economico e amministrativo.

CdU 2 – Cambio d’uso nella stessa categoria generale (senza aumento del carico urbanistico)
Riguarda i cambi all’interno dello stesso gruppo funzionale, ovvero quando non si modifica la funzione principale dell’immobile.
Normativa di riferimento:
DPR 380/2001, art. 3, comma 1, lett. c
(interventi di ristrutturazione edilizia)
Caratteristiche operative:
la pratica si svolge generalmente con SCIA
possibile presenza di opere edilizie non strutturali
non varia il fabbisogno di standard pubblici (parcheggi/servizi)
È una categoria intermedia: non sempre semplice e non sempre esente da oneri.
CdU 3 – Cambio di destinazione d’uso tra categorie generali diverse
È il caso più rilevante dal punto di vista urbanistico e fiscale.
Si verifica quando cambia la funzione principale dell’immobile e quindi:
varia il carico urbanistico
crescono gli standard da rispettare
spesso si rendono necessari parcheggi o la loro monetizzazione
si passa per un titolo edilizio più strutturato
Esempi tipici:
magazzino C/2 → abitazione A/2
negozio C/1 → abitazione A/2
ufficio A/10 → residenziale
In questi casi la pratica è una SCIA alternativa al Permesso di Costruire oppure, se ci sono opere pesanti, un Permesso di Costruire.
È anche il cambio d’uso che può far aumentare di più il valore dell’immobile… ma anche i costi.
Perché questa distinzione è importante
Capire in quale categoria si rientra significa definire con precisione:
quanto costa il cambio di destinazione d’uso
quali oneri devono essere pagati
qual è la pratica edilizia corretta
se l’operazione è conveniente dal punto di vista fiscale e immobiliare
Una valutazione errata può portare:
a spese non previste
alla bocciatura della SCIA o CILA a Roma
a ritardi e sanzioni
Leggi la nota esplicativa del comune di Roma sulle mutazioni di destinazioni d’uso per approfondire l’argomento.
Domande Frequenti cambio destinazione d’uso a Roma
Quanto costa il cambio di destinazione d’uso a Roma
Il costo varia da 150 a 650 euro al metro quadrato a seconda del tipo di cambio, delle opere necessarie e degli oneri richiesti dal Comune.
Posso cambiare destinazione d’uso senza lavori
Sì, ma serve comunque una pratica edilizia e nella maggior parte dei casi il pagamento degli oneri.
Serve sempre il Permesso di Costruire
No. In molti casi è sufficiente una SCIA alternativa, purché non vengano eseguite opere strutturali.
Il mio magazzino può diventare abitazione
Solo se rispetta tutti i requisiti igienico-sanitari e se il PRG lo consente. La verifica preliminare è indispensabile.
Quanto tempo serve per il cambio d’uso
Tra 2 e 6 mesi, in base a complessità, vincoli e opere previste.
Posso vendere un immobile dopo il cambio d’uso
Sì, ma solo dopo aver ottenuto l’agibilità aggiornata.